Bulging, protrusioni, ernie sono gradi diversi dello stesso problema: il deterioramento dei dischi intervertebrali.
Una delle funzioni principali della nostra colonna vertebrale è quella di dare stabilità al corpo: serve per farci mantenere la posizione eretta, per reggere il peso della testa e assorbire ogni sobbalzo grande o piccolo a cui il nostro corpo è sottoposto quotidianamente. Se ci pensate, anche solo camminare, ma ancora di più correre, saltare, guidare su una strada accidentata o andare in bicicletta sulle strade cittadine lastricate con i sanpietrini, sono movimenti comuni che implicano vari gradi di sobbalzi ed il nostro corpo deve assorbire questi piccoli shock per il nostro comfort. Ogni tipo di movimento poi implica una certa flessibilità della colonna, tale da garantire piegamenti e torsioni nella totale salvaguardia del midollo spinale e dei nervi che si ramificano dalla colonna verso tutto il corpo.
Questa capacità di ammortizzazione è garantita da due fattori: le curve fisiologiche ed i dischi intervertebrali. Le tre curve cervicale, dorsale e lombare consentono alla colonna di muoversi proprio come una molla e le conferiscono resistenza alla compressione assiale, cioè allo schiacciamento verticale dalla testa ai piedi. I dischi intervertebrali, con la loro struttura elastica di cartilagine, sono posizionati tra i corpi delle vertebre e si schiacciano quando la colonna viene messa sotto pressione per poi riprendere la loro forma, come se fossero un ammortizzatore.
Discopatie degenerative, ernie, protrusioni o semplici bulging (alla lettera “rigonfiamenti”) sono definizioni che descrivono vari gradi di deformazione di questi dischi intervertebrali, cioè sporgenze più o meno accentuate dei dischi al di fuori della loro sede intervertebrale. A seconda dell’entità della deformazione, l’interferenza del disco sui nervi circostanti può essere più o meno forte e dare un sintomo doloroso di intensità corrispondente. Purtroppo, nel corso della diagnosi di queste alterazioni discali, raramente vengono analizzate le cause che danno luogo a queste anomalie ed i pazienti rimangono sempre con l’impressione che si tratti di malanni che capitano per puro caso, sfortuna o vecchiaia. Ma queste deformazioni hanno una ragione d’essere ben precisa.
Se la colonna è allineata correttamente e le vertebre ben impilate, qualsiasi sforzo o shock si scarica lungo la colonna in maniera regolare e si distribuisce su tutta la superficie dei dischi. Se invece la colonna non è stabile e le curve fisiologiche sono ridotte, le dinamiche cambiano e le pressioni si scaricano in maniera disomogenea sui dischi, provocando stress maggiore su alcune aree. Se questa alterazione della fisiologia della colonna si protrae incontrollata per anni, le zone più compresse diventeranno progressivamente sempre più deboli e finiranno per dar luogo a cedimenti, cioè ernie. È quindi evidente che un’analisi dell’assetto della prima vertebra cervicale C1, da cui dipendono le dinamiche della colonna, sia fondamentale per gestire e ancora meglio prevenire situazioni di disequilibrio prima che la salute dei dischi intervertebrali sia alterata e poi compromessa. Uno specialista Upper Cervical si occupa proprio della gestione di queste alterazioni della fisiologia della colonna, per interromperne l’ulteriore deterioramento e recuperarne la stabilità.
È importante ricordare, inoltre, che le ernie si verificano alla base delle curve cervicali e lombari, cioè dove la pressione sulla colonna è maggiore per il peso della testa e per il peso del busto. Non è invece anatomicamente possibile un’ernia nella cervicale superiore perché nelle articolazioni sopra e sotto l’Atlante (C1, prima vertebra cervicale) non ci sono dischi intervertebrali. Proprio per questo motivo, anche i pazienti con ernie possono scegliere serenamente la metodica Upper Cervical, perché lo specialista Upper Cervical lavora sul riallineamento della struttura vertebrale agendo esclusivamente sulle vertebre cervicali superiori, mai su quelle inferiori o lombari. Inoltre, lo specialista Upper Cervical esegue solo precise correzioni dell’assetto dell’atlante, calibrate in base agli esami diagnostici preliminari, e non ricorre mai a manipolazioni né torsioni improvvise, che sono sconsigliabili in caso di ernie.